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Foire de St.Ours: 1012 anni di antichi saperi e magia

(Archivio)

 

Riproduzione Messaggio in patois Ennio Pastoret e Augusto Rollandin
Comincia così, con il saluto nella lingua del cuore del valdostani, il patois, all’alba del 30 gennaio, la 1012esima Fiera di Sant’Orso, la millenaria, l’appuntamento privilegiato con l’artigianato di tradizione valdostano, un richiamo atavico per i circa mille espositori che anche in questa edizione hanno contornato il centro storico di Aosta con i loro banchi e i loro manufatti.
Alle prime ore del mattino, le vie sono un brulicare di mezzi che scaricano il frutto del lavoro di un anno, il risultato della creatività e del savoir faire degli artigiani, professionisti e hobbisti, che hanno trasformato il legno in mille piccole storie intagliate su un bassorilievo o riassunte in una scultura. La Fiera ogni anno è uguale a sé stessa e allo stesso tempo diversa. La sua preparazione, nelle opere presentate così come nella sua organizzazione, è silenziosa, prende forma pian piano, e dietro un momento di festa che ci riporta a valori del passato, si cela un impegno attento, finalizzato a rendere grande un appuntamento conosciuto in tutto l’arco alpino e oltre. Il primo ringraziamento va dunque sempre agli artigiani e ai volontari che rendono unica questa ricetta.
Augusto Rollandin – Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta
Un anno in più per questa millenaria fiera, un anno sicuramente importante, la più importante per la nostra regione, conosciuta non solo in Valle d’Aosta, ma anche in Italia e in tutta Europa. Abbiamo richieste di gente che viene da ovunque, proprio perché è un unicum.
Noi siamo convinti che questo evento possa essere effettivamente la giusta valorizzazione della cultura della nostra regione, della tradizione, con la modernità che alcuni artisti hanno saputo innestare in questo sistema molto collaudato. Facciamo i complimenti a tutti quelli che lavorano durante tutto l’anno per farci fare bella figura durante questa manifestazione.
Ennio Pastoret – Assessore regionale attività produttive
Fiera 1012 nel segno della continuità ma certamente con un impegno notevole di mezzi e persone che coinvolgono diversi settori. Noi riusciamo a fare tutto questo grazie intanto alla partecipazione degli artigiani ma poi anche attraverso il coordinamento che viene fatto a livello di prefettura dal Presidente della Regione, con il sostegno di tutte le forze dell’ordine, di tutti i soggetti che lavorano sul territorio: volontari, 118, protezione civile…insomma non vorrei dimenticarne altri quindi non continuo nella citazione.
Tutto questo deve essere poi coordinato non solo nella gestione della fiera dove si vedono gli artigiani e le persone, ma per tutti i punti di appoggio, gli arrivi, le piazzole, i parcheggi, le navette per portare le persone in centro ecc…ecc…E il grosso lavoro che non si nota, che per fortuna fino ad adesso non abbiamo avuto necessità di utilizzarlo, è quello che è messo in piedi per poter intervenire in caso di imprevisti o di casi di estrema urgenza. Per adesso non ne abbiamo avuto bisogno, speriamo di non averne bisogno, però la preparazione dei mezzi e delle persone per intervenire in casi di urgenza, effettivamente richiede un sacco di tempo e una grande partecipazione di volontari e organizzazione da parte loro.
Oggi tocca agli artigiani ma tutti coloro che partecipano alla fiera lo fanno con grande piacere con grande entusiasmo perché tutti sono consapevoli di partecipare ad un evento unico in Valle d’Aosta e su tutto l’arco alpino, perché non c’è una fiera che possa vantare una tradizione e una partecipazione popolare di massa e di identificazione culturale con questo avvenimento in nessun luogo della Alpi.
Dall’Arco d’Augusto a Piazza della Repubblica, lungo tutto il decumano che attraversa il centro storico di Aosta, e poi ancora lungo il cardo, e non solo, l’atmosfera è unica e il sapore del legno è nell’aria, in ogni luogo dove l’occhio riesce a posarsi. Davanti a centinaia di banchi volti e sguardi si incrociano. La Fiera ha lo stesso intenso significato del passato, quando gli artigiani si ritrovavano per scambiare oggetti e cercare strumenti per il lavoro nei campi.
L’apertura ufficiale è come da tradizione alle ore 8 con il corteo delle autorità, anticipato dalla banda municipale, che parte dall’Arco di Augusto e, raggiunta la Porta Praetoria, si ferma per deporre la bandiera della polizia municipale, risalente al 1776. Il neo Vescovo di Aosta. Mons. Franco Lovignana, ha celebrato la cerimonia di benedizione. Da qui in poi sono stati gli artigiani e le loro opere gli assoluti protagonisti. Il corteo delle autorità è tra i primi ad ammirare i manufatti e a complimentarsi con gli espositori man mano che procede lungo le vie dell’antica Augusta Praetoria.
La ricchezza e la fantasia della produzione artigianale valdostana ogni anno non manca di sorprendere le migliaia di persone che si riversano tra i banchi degli espositori. Nel cuore di Aosta, in piazza Chanoux, l’Atelier des metiers, altro scrigno dei tesori valdostani, ha ospitato in questa edizione della Millenaria 93 imprese professioniste. I settori produttivi, differenziati cromaticamente nell'allestimento, sono stati declinati tra mobili, sculture, oggettistica tradizionale e altro artigianato. Questa casa dell’artigianato accoglie, senza sosta, migliaia di appassionati che si lasciano affascinare dagli oggetti in mostra, sunto perfetto di saperi antichi e di innovazione.
La tradizione sopravvive quando un sapere viene tramandato. L’attenzione a questo aspetto in Valle è profonda e le scuole di intaglio assolvono a questo compito. Sotto i portici del Comune di Aosta, il lavoro svolto durante l’anno dai corsisti viene esposto, premiando così l’acquisizione di tecniche e “trucchi del mestiere” che vengono tramandati ad appassionati e giovani grazie agli insegnamenti degli artigiani professionisti.
VeillĂ  dei Piccoli
I due giorni di Fiera sono un alternarsi di appuntamenti che si intercalano alla visita tra i banchi del pubblico. L’attenzione è infatti rivolta verso tutti, più piccoli compresi. Così, proprio per loro, presso il centro Europe Direct Vallée d’Aoste, la Presidenza della Regione, ha collaborato alla realizzazione della Veillà dei Petchou, La Veillà dei piccoli, un evento di animazione dove iniziative ludiche e musicali aiutano i giovanissimi frequentatori della Fiera ad immergersi in questa atmosfera.
L’ape è stato il tema sviluppato quest’anno anche grazie ad una mostra fotografica di foto "d'antan" allestita nella piazzetta di via Vevey.
Produzione enogastronomica
La tradizione valdostana non si declina però soltanto nel legno nel ferro, battuto, nel cuoio e negli utensili agricoli. La cultura locale ha mille sfaccettature e nel cibo ritroviamo una di queste. Per immergersi pienamente nei tesori enogastronomici locali un luogo su tutti è stato protagonista: il padiglione di piazza Plouves che ha accolto al tuo interno ben 54 imprese produttrici del settore alimentare, con una caratteristica: i prodotti ammessi all’iniziativa sono stati quelli realizzati in Valle d’Aosta in filiera completa o in filiera parziale. Carni e derivati, latte, formaggi e prodotti caseari, prodotti ortofrutticoli e derivati, prodotti dolciari, forno e pasticceria, liquori, vino, birra e alcolici in genere e tanto altro ancora hanno allietato i palati del pubblico e dei visitatori.
La prima giornata di Fiera è sempre densa di momenti significativi. Tra questi la messa degli artigiani che si tiene nella chiesa di Sant’Orso, là dove la leggenda vuole che la Fiera abbia avuto inizio: Sant’Orso vissuto anteriormente al IX secolo, era infatti solito distribuire ai poveri indumenti e sabot.
Premiazione artigiani
Come da tradizione, al termine del primo giorno di fiera vengono scelti fra gli oltre mille artigiani quelli a cui attribuire i premi speciali. Per la 1012/a edizione la Giuria, composta da un gruppo di tecnici dell’Ivat, ha assegnato a Luigi Meynet il premio Robert Berton che viene riconosciuto all’espositore più anziano che non ha ottenuto premi negli ultimi cinque anni.
Qual è il suo sentimento avendo ricevuto questo importante premio qui alla Fiera di Sant’orso.
Posso ringraziare il Signore che mi ha portato fin qui, 65 Sant’Orso, dal 47 fino ad adesso, e ringrazio tutti, le Amministrazioni di prima e di adesso che hanno organizzato sempre bene questa festa, li posso ringraziare di cuore.
Come nasce la sua passione per il legno e per l’artigianato
Per me è stato il mio mestiere, perché io dopo la guerra, ho fatto il prigioniero, allora è andato tutto bene perché proprio Amedé Berthod, si è adoperato lui e altri con lui, e non ho avuto bisogno di andare a cercare un altro lavoro, ho vissuto di questo mestiere.
Cosa rappresenta per lei questa Fiera millenaria
E’ una bella grande festa, poi ci si trova tutti insieme, è bellissimo.
Il Premio Amédée Berthod è andato invece al 17enne Stefano Carrel come espositore più promettente con meno di 25 anni. L’emozione nel ricevere premi inaspettati spesso mozzano il fiato, anche ai più giovani.
Qual è il tuo sentimento per questo premio alla Fiera di Sant’Orso
Di gioia, son contento non me lo aspettavo
Come è nata la tua passione per l’artigianato e per il legno
Ho fatto tre anni al Don Bosco, mi sono appassionato così, un po’ per caso, poi mio padre faceva già il falegname allora ho iniziato così con l’intaglio da solo
Qual’à l’opera per porti qui in fiera e che è stata in qualche modo premiata
E’ una radice che rappresenta un’aquila sul trespolo, poi tre sgabelli, portachiavi
Tra gli altri premiati Irene Tarticchio ha ricevuto il premio “La Fiera al femminile”, istituito dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, per incoraggiare le donne che decidono di iniziare una nuova attività nel campo dell’artigianato.
Il premio “Don Garino”, dedicato ai temi religiosi, è stato attribuito a Massimo Clos per un suo basso rilievo sulla natività. La giuria ha proposto poi anche delle menzioni speciali per Guido Diémoz, Bruno Jaccod e Bobo Pernettaz.
A Marco Joly il premio del Comité des Traditions Valdôtaines “Pierre Vietti”: il tema scelto quest’anno era “dalla mucca al formaggio”. Infine, a Bruno Boch, grazie ai suoi “paniers” è stato riconosciuto il premio per aver conservato le tecniche artigianali tradizionali nella produzione di attrezzi agricoli, premio questo assegnato dall’Assessorato agricoltura e risorse naturali.
Seppur nel tempo siano cambiati gli stili, i mezzi per lavorare il legno e tanto altro, le sculture degli artigiani valdostani continuano a raccontarci istanti di vita molto dura ma carica di valori umani e sentimentali che la società di oggi fatica ad esprimere. I poeti valdostani sono dunque gli artigiani che ci raccontano storie d’altre tempi scolpendole nelle essenze lignee che arricchiscono le nostre case. Quando si parla di artigianato tradizionale valdostano e dunque quando si parla di Fiera di Sant’Orso parliamo di un universo talmente complesso e profondo che l’unico modo per scoprirlo è esserci.

 

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